Passeggiata nell’entroterra genovese tra storia e memorie del passato contadino.
Passare di qui è come fare un tuffo nella storia. Ne sentivo parlare da tempo, e finalmente grazie ad una amica, Patrizia Boero originaria di queste zone, sono riuscita ad andarci.
Il nome, fortemente evocativo, fa subito intuire come questi luoghi siano stati teatro di eventi che cambiarono la storia della nostra città e non solo. Dobbiamo tornato indietro nel tempo, al 25 aprile del 1945 quando le forze nazifasciste della Riviera Ligure di Levante cercavano di ritirarsi verso la valle Padana attraverso la val Trebbia, e per fare ciò arrivarono fino al bosco della Tecosa, tra Uscio e Bargagli. Ma non sapevano che sulla loro strada avrebbero incontrato i partigiani della Divisione Cichero e della Brigata GL Matteotti, già attivi nella zona dal 1943. Erano settemila i nazifascisti in fuga e il 27 aprile 1945 furono catturati e si arresero alle forze partigiane.
La strada è anche famosa per un altro episodio storico: il 2 giugno del 1960 in occasione del raduno Anpi per celebrare la Resistenza, Umberto Terracini politico e antifascista, parlamentare, presidente dell’Assemblea Costituente e dirigente del Partito Comunista Italiano, pronunciò il famoso discorso contro la convocazione del Congresso del MSI a Genova. Con lui c’erano molti altri partigiani e antifascisti come Giordano Bruschi e Giulio Bana, partigiano e autore della lettera che ispirò i moti del 30 giugno 1960.
Il percorso inizia da Pannesi, (Lumarzo) si attraversa il piccolo parcheggio all’inizio del paese e si imbocca la stradina che dopo una serie di abitazioni entra nel bosco della Tecosa. “Una volta c’erano solo castagni in questo bosco – racconta Patrizia – era sempre pulito anche perché la castagna era un elemento essenziale nella dieta di chi viveva qui. Dopo la guerra il paese si è spopolato, e anche i boschi sono stati abbandonati”.
Appena si inizia a camminare si entra subito in un’altra dimensione, si guardano queste case e si immagina come poteva essere la vita settanta, ottanta anni fa… una vita semplice, povera e certamente faticosa; alcune case sono ancora abitate, altre sono in stato di abbandono, tra questa anche quella dove si arresero i nazifascisti.
Finite le case si incontra una cappelletta che ricorda i partigiani trucidati durante la Resistenza; da qui parte anche un sentiero che sale al Monte Bado, il percorso è segnato ma noi rimaniamo sulla nostra strada e continuano ancora per poco più di un’ora sempre nel bosco fino a raggiungere la targa che ricorda la Resa e incrocia la strada che porta a Sant’Alberto di Bargagli.
La strada oggi asfaltata è poco utilizzata e adatta, appunto, per una passeggiata. Da Lumarzo alla targa ci vogliono circa due ore, solo per l’andata, ed il percorso è prevalentemente pianeggiante.
Il percorso finisce (o inizia a seconda da dove si parte) incrociando la strada che porta a Sant’Alberto di Bargagli, dove nel 1995 è stata collocata la targa che ricorda l’evento del 27 aprile 1945.
Qui finisce il nostro viaggio nella storia.
Come arrivare: da Lumarzo passando o dalla statale 45 o dal Monte Fasce (Recco, Calcinara).
7 risposte su “A Pannesi, sulla strada della Resa”
Hai fatto una perfetta descrizione sia del percorso che dell’ambiente! Mi è piaciuto leggerlo perché è un luogo a me molto caro!
Grazie Patrizia 🙂
E’ interessante la sua storica descrizione, mi piacerebbe avere altre notizie in merito
E’ interessante la sua storica descrizione, mi piacerebbe avere altre notizie in merito
Grazie Bruno, la storia è “moderatamente” conosciuta. Io ho avuto l’occasione di andare sul posto con una persona che vive lì ed è stato molto bello ripercorrere la strada. Se riesce, glielo consiglio. Altrimenti sul web può cercare Strada della resa Pannesi e sicuramente le esce qualche notizia in più. Il mio voleva essere uno spunto per poi invitare persone curiose, come lei, ad approfondire. Grazie per l’apprezzamento. Ludovica
E’ una bella ricostruzione e le faccio i complimenti. Conoscevo la vicenda del bosco della Tecosa grazie a un amico con il quale ci interessiamo di storia e vicende analoghe e proprio oggi, scendendo a Lumarzo, sono passato proprio davanti alla targa della strada della resa. Su questa storia s’innesta anche la vicenda della banda dei vitelli, o del fantomatico mostro di Bargagli, in realtá una lunga scia di morti nel dopoguerra fino agli anni ottanta che restano ancora un mistero ma legate quasi certamente alle vicende della resa dei nazifascisti. Comunque sia, ancora complimenti per la descrizione dei luoghi e degli eventi.
Grazie Davide, mi fa piacere le sia piaciuto il pezzo. Trovo che il nostro entroterra sia ricco di storie che pochi conoscono e soprattutto di luoghi belli e poco visitati. Ha ragione, anche la storia del mostro di Bargagli è in qualche comodo collegata. Grazie per il suo spunto!