Categorie
La compagnia dell'anello Trekking nella storia

Alla scoperta della Riserva Torbiere del Sebino

In Franciacorta alla scoperta della Riserva naturale Torbiere del Sebino, ultima zona umida della Pianura padana centrale e prezioso scrigno di biodiversità.

Per chi ama la natura e magari capita in Franciacorta – perché come me ha la passione delle bollicine – consiglio la visita alla Riserva Naturale Torbiere del Sebino, un posto unico e fuori dal tempo dove la natura segue un ritmo antico e prezioso

Siamo in provincia di Brescia, vicino al lago d’Iseo che gioca un ruolo fondamentale per questa riserva naturale. Fondata nel 1984 le Torbiere del Sebino sono un insieme di specchi d’acqua, piccoli boschi, canneti e prati, di fatto una delle zone umide più estese della Pianura Padana centrale e questo le rende particolarmente preziose perché la maggior parte delle paludi padane è stata prosciugata per far posto a coltivazioni e cemento, annullando di fatto uno degli ecosistemi più ricchi di vita presenti in Italia.

La visita

La visita consiste in una bella passeggiata, diversamente lunga. Ci sono due percorsi: quello completo che permette di visitarla per intero in circa due ore e mezzo / tre a seconda di quanto tempo si vuole dedicare ai diversi punti informativi. E il percorso più breve che dà modo di visitare alcuni dei punti più belli e panoramici. Noi abbiamo optato per la visita completa e ne è valsa la pena. 

I punti d’accesso sono tre (da Iseo, Cortefranca, Provaglio d’Iseo, che io consiglio visto che è dove siamo entrati noi, a ridosso del Castello, dove la segnaletica è completa e c’è anche un comodo posteggio. 

Cosa è una torbiera?

Prima della Visita alla Riserva per me la torba era quella cosa che regala ad alcuni whisky, soprattutto scozzesi, quel gusto di affumicato, come il famoso Lagavulin. 

Invece ho scoperto che a metà del 1800 la torba era molto preziosa da queste parti in quanto era il sostituto più economico di legna e carbone.  

“Il lavoro di estrazione della torba si svolgeva manualmente, utilizzando uno strumento affilato, detto “luccio” – si legge su uno degli spazi informativi lungo il sentiero –  Si estraevano dei parallelepipedi di torba di circa 15 cm per lato, che venivano poi tagliate a pezzi ed essiccate al sole. Si trattava prevalentemente di manodopera locale e il suo utilizzo favorì in maniera significativa lo sviluppo economico regionale, grazie al suo impiego in numerosi settori dell’industria, che all’epoca utilizzava le macchine a vapore: nelle filande e fornaci, negli opifici e per i treni della tratta Brescia-Iseo-Edolo. Il suo utilizzo cessò completamente intorno agli anni ’50 del ‘900”. 

L’importanza delle paludi per il nostro ecosistema

Ormai abituati a vivere in mezzo al cemento, la palude evoca in me l’immagine di zanzare giganti pronte a pungermi e succhiarmi il sangue senza sosta. Invece no. Non sono stata punta e sono sopravvissuta alla mattina nella palude senza punture di zanzare ( ho sofferto un po’ il caldo ma ad agosto non è così strano). Però ho potuto apprendere che se da un parte la bonifica delle tante aree paludosi nella Pianura padana ha rappresentato un’occasione di sviluppo e di riscatto per tanti uomini e tante donne, ciò ha causato anche una grave perdita di biodiversità.

Le paludi, infatti, svolgono funzioni fondamentali per l’equilibrio ecologico di tutto il territorio: controllano le inondazioni, effettuano un’efficace fitodepurazione delle acque trattenendo sostanze inquinanti sia organiche sia chimiche, bloccano la dispersione di anidride carbonica, talvolta in misura maggiore delle foreste, regolano il microclima. Da esse dipende la vita di specie di uccelli e altre specie animali e vegetali”.

Non ci sono più paludi

Dopo cento anni di “bonifiche” in tutta Europa sono scomparse il novanta per cento delle zone umide, per questo l’Unione Europea ha messo a punto una Strategia per la Biodiversità, che ha l’obiettivo di salvaguardare le zone umide.

Esse rappresentano un indispensabile rifugio per animali e vegetali che non potrebbero vivere in nessun altro luogo nel raggio di molti chilometri.

La Riserva Naturale del Sebino – si legge nella scheda che ci dà il benvenuto nel sito: è una zona umida di importanza internazionale, ospita decine di specie di uccelli migratori, che qui trovano rifugio e cibo durante i loro viaggi intercontinentali. Un esempio emblematico sono le rondini, senza le paludi, ricche di canneti e insetti, non sarebbero in grado di affrontare il lungo viaggio che le conduce dalle coste del nord Africa all’Europa continentale.

Prima di entrare ricordatevi di lasciare due euro, saranno investiti nella tutela di questo prezioso scrigno di biodiversità.

Buona visita!

Info: https://torbieresebino.it

Immancabile selfie!

Le foto sono di Ugo Roffi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *